A Gallarate sono iniziate le grandi manovre per le elezioni 2021, per sfidare il sindaco uscente Andrea Cassani, che conclude il suo primo mandato. Nonostante manchino ancora mesi, ci sono molti movimenti, si spendono nomi più o meno credibili sui giornali, c’è qualche dato reale da cui partire.
Partiamo dall’inquilino attuale di Palazzo Borghi: Andrea Cassani ha ufficializzato a giugno la sua intenzione di ricandidarsi. Ovviamente può contare sul sostegno della Lega gallaratese, modellata nell’arco di un decennio. Ma ha avuto anche formale atto di fedeltà da Fratelli d’Italia. Partner – guidato a livello locale da Giuseppe De Bernardi Martignoni – che non era di prima fila nel 2016 (allora ha espresso un solo consigliere) ma che adesso è in crescita, sul piano nazionale e anche dentro all’attuale maggioranza, visto che ha assorbito un consigliere eletto da Forza Italia, che è ancora reduce dai contraccolpi di Mensa dei Poveri.
E qui arriviamo all’altro punto: la grande alleanza delle civiche. Un’idea di cui si è iniziato a parlare già pre-lockdown e che aveva allora come principale animatore Rocco Longobardi, attivo da cinque anni con la sua multiforme civica “La nostra Gallarate 9.9”. Dopo qualche mese di maturazione, a metà luglio c’è stato il primo incontro: al ristorante I Fontanili Longobardi si è incontrato con Massimo Gnocchi (ex leghista negli anni Novanta-inizio Duemila, fiero critico di Cassani), Gianni Sparacia e Luca Ferrazzi, l’ex An di Libertà per Gallarate, che è l’unico – con Longobardi – che è in consiglio comunale, con Luca Carabelli e Luigi Fichera.
E qui viene il bello, anche nel senso dello scontro.
Perché Ferrazzi subito dopo si è preso spazio e ha dato un segnale di disponibilità ad un ritorno in auge di Nicola Mucci, l’ex sindaco forzista «che non si vuole rassegnare al degrado di Gallarate». Nel centrodestra le manovre hanno attratto anche l’attenzione di altri e di fatto sta emergendo l’interesse a creare un raggruppamento che sia un nuovo fronte moderato, più o meno di centrodestra si vedrà, che si contrapporrebbe a Cassani più sbilanciato a destra.
Fantapolitica? Non sono pochi quelli che seguono il progetto anche fuori da Gallarate, puntando ad essere veramente alternativa a Cassani, magari concentrato una potenza di fuoco che convinca qualche pezzo di attuale maggioranza a sganciarsi. Quanto ai nomi, per ora lasciano il tempo che trovano, sia che si parli di volti noti in lotta tra loro sia che si tratti di new entry. È stato fatto anche circolare il nome di Silvia Gatti, 52enne reduce da esperienza alla guida di Agesp Energia, società partecipata di Busto
E nel centrosinistra? Manovre meno azzardate, per ora.
Si vocifera di candidati civici, ci sono i possibili nomi dalle file Pd, si parla di possibile candidata donna. I nomi dal Pd sono abbastanza intuibili: consiglieri comunali con esperienza amministrativa (Silvestrini e Pignataro), l’ex assessore ed ex parlamentare Angelo Senaldi. Anche qui, far nomi è esercizio che non merita più di qualche riga.
Interessante invece notare almeno un elemento certo già emerso: a maggio-giugno il centrosinistra ha presentato le sue proposte di governo della città con una formazione (per così dire) a “tridente”.
Vale a dire imperniata su Partito Democratico, lista civica “storica” Città è Vita e nuova civica PiùGallarate. Un assetto che si può leggere più nel senso di copertura generazionale (PiùGallarate è tutta di ragazzi giovani, Città è Vita nel 2016 ha intercettato il voto più moderato) che non in termini di posizionamento politico. Mancherebbe una lista di sinistra, ma non si vede una vera aggregazione all’orizzonte.
In questo mare di manovre sottomarine, di bonaccia alle Antille e di ammiragli aspiranti al “taglio del T” , si è improvvisamente riaffacciato anche il vascello corsaro del Movimento 5 Stelle. Che si è presentato sparando subito una salva rumorosa: i referenti provinciali Nicolò Invidia e Roberto Cenci hanno sparato a palle incatenate su Cassani e innalzato sul pennone segnali per i centrosinistra, a voler leggere tra le righe (ma neanche troppo tra le righe). Mancano nove mesi alle elezioni, ma i pentastellati si sono già detti pronti a possibili alleanze, purché si vada nel segno della discontinuità.