«Gallarate 9.9 non ha preso una posizione, non ha fatto una scelta? Ebbene sì, e lo rivendica anche». La lista civica guidata da Rocco Longobardi ribadisce la linea: né con il centrodestra né con il centrosinistra, ma con l’ambizione di rappresentare «la parte moderata» della città.
Per ora è un po’ la riedizione del 2016 (nella foto: il gruppo allora), quando la civica si pose come “parte terza” nell’agone elettorale e anche al ballottaggio scelse di non prendere una posizione netta. Ora sono passati cinque anni e quella linea viene ribadita, anche a fronte del (difficile) dialogo tra quelle forze che parevano pronte a creare il “terzo polo”, che invece fatica a concretizzarsi, come raccontavamo qualche giorno fa. Ma attenzione: qualcosa è cambiato, perché nel centrodestra oggi i giochi potrebbero essere ancora aperti.
Pesa sui destini del terzo polo l’attesa di Longobardi? L’idea è stata messa nero su bianco da un’editoriale del quotidiano online Malpensa24, ma è anche un po’ nei fatti: Gallarate 9.9 attende di capire cosa succede nel centrodestra e se davvero Cassani sarà il candidato unitario, come ancora ieri ha ribadito Salvini.
E Longobardi non si sfila, anzi lo ribadisce: «A Gallarate la situazione non è affatto chiara come si tenta di far credere. I due principali schieramenti sono scossi da divisioni profonde, molto più di quanto traspaia in superficie. Sta per aprirsi il processo Mensa dei Poveri: chiunque lo ritenga ininfluente per lo scenario elettorale gallaratese mente. Ad oggi l’unico candidato certo è quello del centrosinistra. A destra i giochi sono tutti da fare».
E dunque? Dunque si riparte dalla civicità (gran motivo della primavera 2016), voce di «quella parte moderata che ha il piacere di confrontarsi», si riparte anche un po’ della rappresentanza di alcune categorie. «Siamo gli unici civici di questa città, che non rispondono ad alcun partito politico: artigiani, impiegati, insegnanti, professionisti, che cinque anni fa hanno dato vita a questa lista con l’unico scopo di contribuire al benessere della città». Riconoscono «degli errori», «primo tra tutti il voto al PGT, madornale, ma in assoluta buonafede» e rivendicano però l’apertura alla collaborazione e alle proposte per la città »
«Quando decideremo di muoverci, ve ne accorgerete» conclude il gruppo 9.9. Per ora resta l’empasse, equilibrio precario tra chi non chiude la porta al dialogo con Cassani, chi non apre alcuno spiraglio, chi più in generale spera in un centrodestra diverso. Un’attesa che sta bloccando non solo i 9.9 ma anche il più ampio cantiere del “terzo polo”. Su cui più d’uno (degli interessati) inizia anche a nutrire dubbi.