Gli attriti sono ormai di mesi nel centrodestra di Gallarate, in vista delle elezioni comunali 2021: da un lato la Lega, dall’altra Fratelli d’Italia, che alza la voce guardando al quadro provinciale ancora da chiarire.

A cercare di mediare ci ha provato il gruppo di Centro Popolare, i centristi per Cassani che hanno ribadito il sostegno al sindaco uscente ma hanno chiesto a tutte le componenti del centrodestra di non esasperare i toni.

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La risposta del commissario cittadino FdI Salvatore Marino è stata però al vetriolo: «Coraggio di parlare e dispensare consigli, il tavolo prima è con i partiti rappresentativi, poi arrivano i rimpiazzo e le liste civiche» ha scritto Marino, che già nelle settimane passate aveva criticato con forza in particolare Donato Lozito, definito in modo piuttosto sprezzante come «il Metternich di Moriggia», con riferimento al quartiere di radicamento di Lozito.

C’è quasi da pensare a una escalation dello scontro, anche se adesso a gettare acqua sul fuoco è un po’ a sorpresa Giuseppe De Bernardi Martignoni, capogruppo in consiglio comunale. Amante della dialettica politica franca, Martignoni sfoggia oggi invece una inedita prudenza: «Centro Popolare è una forza importante, noi certo noi non escludiamo nessuno. Condividiamo il richiamo all’unità ma non accettiamo critiche alla nostra posizione politica» dice l’esponente della destra.

Quel che non va giù è un passaggio in particolare, là dove i centristi si dicevano lontani «dalla politica urlata e da ogni tipo di estremismo populista e sovranista». Una frase in cui FdI ha visto un riferimento critico proprio alla forza sovranista, oggi l’unica all’opposizione a livello nazionale. «Ma ogni partito ha un elettorato di riferimento: noi siamo la destra e rivendichiamo la nostra posizione. E sappiamo qual è il nostro ruolo: cinque anni fa avevamo un partito con un certo peso, oggi rivendichiamo il fatto che questo peso politico è cresciuto». Insomma: FdI vuole far valere quel 18% che i sondaggi nazionali (ultima rilevazione Tg La7) attribuiscono al partito (nella foto: Marino e il vicesindaco Francesca Caruso alla manifestazione a Busto contro il governo).

Ma varrà davvero anche Gallarate?

In realtà Martignoni sottolinea che il piano non è solo quello di Gallarate. Anzi, proprio qui sta il nodo: perché FdI pone una questione di metodo. «Da mesi diciamo che prima del tavolo cittadino si devono definire le trattative a livello provinciale. Settimana sorsa ci sono stati anche incontri a livello regionale: certo si punta sui sindaci uscenti a Busto e Gallarate, oltre che su Maroni a Varese, con un riconoscimento anche del ruolo di Forza Italia».

E dunque dov’è il problema nel riconoscere il ruolo di Cassani come candidato? «Si possono fare incontri preliminari a livello cittadino, ma si deve attendere anche un quadro provinciale». E qui il nodo è noto, è la scelta del candidato a Busto Arsizio: il sindaco uscente Emanuele Antonelli (FdI) è il candidato “naturale”, ma la scelta non è più scontata, la Lega morde il freno e non accetta a priori la riconferma. E dunque Fratelli d’Italia non è pronta a confermare il candidato leghista a Gallarate, che per di più deve comunque affrontare il processo Mensa dei poveri (o meglio: l’udienza preliminare in cui si deciderà se anche il sindaco andrà a processo). Di qui non si scappa.

Insomma: nell’arco di mesi finora non è cambiato granché e con le elezioni a fine settembre o inizio ottobre qualche margine di tempo c’è ancora. Fatta la scelta a livello provinciale, anche il centrodestra sarebbe pronto a sbloccare la ricandidatura di Cassani. «Le nostre idee per il programma noi le abbiamo» assicura Martignoni. Nel frattempo però rimangono gli attriti tra Lega e FdI, a cui si aggiungono i malumori di Forza Italia che vorrebbe un maggior riconoscimento.