Lo so: quando inizia la campagna elettorale, tutti si sentono obbligati ad urlare più forte, a spararle più grosse, a pronunciare frasi di effetto, senza tema di essere smentiti. Quasi tutti, dovrei dire…
In questi ultimi giorni, sarà per effetto del clima, che rende nervosi, sarà forse per un certo egotismo senza freni, da cui molti sembrano essere affetti, ma stiamo assistendo ad esternazioni, che meriterebbero almeno un minimo di contraddittorio. Tralascerei quelli che, negli ultimi anni o negli ultimi mesi, si sono erti a esclusivi interpreti del Sommo Bene Civico, senza colore e, ahimè, senza prospettive né contenuti politici. Sono evidentemente un sintomo della crisi generale in cui versa la politica nelle nostre democrazie…
Lasciamo pure da parte i consueti tromboni (ogni banda civica ne ha uno), che si ergono a Mr. Wolf caserecci (ricordate il sommo Harvey Keitel di Pulp fiction, risolutore di problemi?). Ma almeno un minimo commento andrebbe fatto a proposito delle stravaganti affermazioni in merito alle scelte di politica culturale dell’Amministrazione Galimberti. Io, certamente, non sono la persona più adatta, avendo esercitato, come faccio sempre, il diritto di critica anche nei confronti della maggioranza politica, di cui convintamente ho fatto e faccio parte. Tuttavia, un paio di cosette penso di poterle dire, avendo seguito, in questi cinque anni e con un certo distacco, le scelte intraprese in questo ambito prima dall’Assessore alla Cultura e al Turismo e poi dal Sindaco, il quale, dopo le dimissioni del primo, ha assunto per sé la delega alla Cultura.
Mai, prima dell’Amministrazione Galimberti, erano state investite tante risorse economiche in Città per promuovere e sostenere proposte e azioni culturali, anche in piena emergenza epidemica. Mai, prima dell’Amministrazione Galimberti, era stato valorizzato tanto il patrimonio culturale nella disponibilità del Comune: si pensi allo straordinario potenziamento e rilancio della Biblioteca civica o alle mostre volte a far conoscere beni sepolti o trascurati (mi riferisco, da ultimo, alle belle esposizioni dedicate alle stampe giapponesi, presso il Castello di Masnago, o a quella appena inaugurata sulla Civiltà delle palafitte, mentre è imminente la restituzione pubblica della famosa collezione di farfalle del Tamagno, dopo un’attenta opera di restauro).
Mai, prima dell’Amministrazione Galimberti, era stato posto con forza, e con il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti potenzialmente interessati, il recupero del Castello di Belforte, il rilancio dell’Isolino Virginia ed il ripensamento degli spazi espositivi delle raccolte di Villa Mirabello.
Mai, prima dell’Amministrazione Galimberti (e con la convinta adesione della Regione Lombardia e del suo attuale Presidente, avvocato Fontana), era stato risolto il quasi secolare problema di un teatro varesino, attraverso il recupero dell’ex Politeama. Mai, prima dell’Amministrazione Galimberti, era stato avviato con tanto impegno un rapporto di decisa e proficua collaborazione con la locale Università.
Queste iniziative, da sole, basterebbero ad esprimere un giudizio, se non ottimo per lo meno soddisfacente, dell’attività svolta. Ma si potrebbero elencare molte azioni intraprese con successo e che hanno visto ricomposte annose fratture tra autorevoli soggetti produttori di Cultura e la Città di Varese, fratture generate e trascurate talvolta semplicemente per disinteresse, prima ancora che per incapacità dei precedenti Amministratori.
Il vero problema è che molti, quando parlano di “cultura” (con la “c” minuscola) a proposito di quanto dovrebbe fare una Amministrazione comunale, non pensano ad altro che ad un inesauribile bancomat (e talvolta, secondo me, anche l’Amministrazione Galimberti ha fatto fatica ad uscire da questa logica). Le casse del Comune, secondo alcuni, dovrebbero essere utilizzate, sempre e solo, per alimentare chi, probabilmente, in una dimensione aperta e concorrenziale, dove possano essere misurate le reali competenze professionali, non sopravvivrebbe un giorno. Proprio a proposito del cambio di rotta rispetto all’impegno dell’Amministrazione comunale in campo teatrale, basterebbe ricordarsi quanto un operatore culturale professionista dichiarò alla stampa locale alla fine del 2018.
Fu costui, fuori dal gioco dei partiti, ad affermare che con l’Amministrazione Galimberti veniva inaugurata per il teatro cittadino una avventura «storica», di lungo respiro, una avventura nata da «un percorso di collaborazione», che era stato in grado di aggregare «diverse realtà» e grazie al quale, così ancora si esprimeva il Nostro, «questo teatro inizia a vivere realmente».
Era il 10 ottobre del 2028. Per chi voglia saperne di più, basterà rileggersi l’articolo .
Enzo R. Laforgia
Progetto Concittadino