Cesare Bonfiglio è candidato consigliere di Busto al Centro, lista civica indipendente che sostiene il candidato sindaco Gianluca Castiglioni. Alla prima esperienza elettorale, Bonfiglio è un volto noto ai bustocchi per essere il cofondatore della Nuova Busto Musica, scuola musicale nata nel 1994.
Classe 1968, diploma classico al liceo Crespi e laurea in Sociologia, suona la chitarra da quando aveva 10 anni, passione alimentata anche grazie al giro dei negozi di musica bustocchi e infine diventata il fil rouge della sua vita: oltre a suonare in giro per l’Italia o all’estero per circa 100 concerti all’anno (pre-covid), si occupa di organizzare eventi e collaborare con l’amministrazione, scrive di metodologia musicale, tiene corsi in centri diurni per ragazzi disabili o problematici, viaggia.
Cosa ti ha spinto alla candidatura?
«Negli anni ho ricevuto parecchie richieste da questo punto di vista, e questa volta mi sono sentito di accettare. Ha collaborato molto con il Comune per la realizzazione di eventi su temi di intrattenimento o culturali, e mi è venuta un po’ di curiosità rispetto ai meccanismi interni della cosa. In sostanza, mi piacerebbe vivere da dentro le dinamiche di cui ho conoscenza solo da esterno. Detto questo non ho mai avuto un particolare interesse per la politica, sicuramente non per quella di partito. E infatti l’unica condizione che ho posto è stata quella di rimanere fuori da schieramenti di sorta. Nell’ambiente di BAC, l’unica lista davvero civica di queste elezioni, mi sono trovato subito a mio agio nel parlare di contenuti e temi concreti, anche non avendo troppo tempo a disposizione, loro mi hanno accolto bene. Oltre a questo ho a cuore la mia città, la vivo in prima persona, e vorrei trovare il modo di valorizzare le competenze delle persone in modo trasversale a prescindere dalle visioni artistiche o politiche».
Cosa ti piacerebbe cambiare della città?
«Credo che a volte si possa e si debba avere un atteggiamento diverso nei confronti dell’organizzazione, ma anche del senso, delle proposte culturali della città. Vado d’accordissimo con l’amministrazione, ho sempre risposto presente, ma spesso mi rendo conto che rimane legata ad un concetto di cultura molto, troppo, istituzionale e forse un po’ autoreferenziale. In ambito musicale, per fare un esempio, non si possono non considerare i ragazzi, quello che gli piace e li muove. A loro bisogna prestare attenzione e muoversi senza il paraocchi. Servirebbe in sostanza un po’ più di empatia e voglia d’ascolto. Mi piacerebbe, come accennato, riuscire a dare un impronta più tecnica al lavoro generale su questi temi, con un approccio che scavalchi le simpatie/antipatie personali o i filtri politici per arrivare a confezionare momenti di qualità con le competenze migliori a disposizione. Questo va oltre alla mera organizzazione di eventi: in lista stiamo per esempio lavorando per proporre un progetto innovativo per il Museo del Tessile, svecchiandolo, rendendolo attrattivo e leggero per andare incontro alle nuove generazioni. Busto è una città di talento sotto tanti aspetti, ma negli anni ho visto come, a causa di varie dinamiche, sia complicato connettere e valorizzare le competenze individuali. Io parto per l’appunto da una posizione per niente politica, e, forse ingenuamente, non mi spiego il perché dei veti quando si tratta di cultura e, alla fine, di interesse pubblico, in un contesto locale che dovrebbe invece tendere a fare squadra con semplicità e naturalezza».