«Lavorare bene all’interno del perimetro comunale è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno per realizzare i nostri sogni»: ieri, martedì 7 settembre, si è tenuto il tavolo tematico on line sul lavoro nel Comune organizzato da Officina di cura urbana, lista della coalizione di Margherita Silvestrini candidata sindaca di Gallarate.
Coordinato dal capolista, Luigi Ambrosi, il panel ha visto l’intervento Mirko Altimari (docente universitario di Diritto del lavoro), Cristina Tajani (assessora al Lavoro di Milano) e Stefania Filetti (segretaria Cgil).
«Garantire un buon lavoro è l’unico modo per garantire giustizia sociale; in cinque anni, con la giunta Guenzani, abbiamo stabilizzato 45 persone che godono di un contratto a tempo indeterminato che ha generato due benefici: garanzia al lavoratore e continuità nei servizi che erogavano (di natura educativa: educatrici asilo nido e servizi sociali)», ha affermato Silvestrini.
“Il Comune è il primo partner di lavoro”
Sebbene il Comune non abbia esplicitamente competenze in materia di lavoro – che appartengono allo Stato e alla Regione – «l’amministrazione comunale è il primo datore di lavoro» e deve mettere in campo delle strategie a favore dei cittadini, ha affermato Altimari, soffermandosi su temi delicati come il subappalto o la precarietà che spesso affligge i giovani.
Altimari ha poi fatto l’esempio di un ordine del giorno del Comune di Bologna in merito alla regolamentazione dei dehors, alle regole sugli orari e concessioni dell’amministrazione a chi raggiunge alcuni standard qualitativi – «anche in tema di sfruttamento del lavoro». Inoltre, è importante per Altimari coinvolgere la coscienza e la sensibilità del consumatore, specialmente su un tema come quello «dello sfruttamento dei rider». Sui rider, questione molto dibattuta a Milano, è intervenuta l’assessora Tajani: «Purtroppo le grandi piattaforme non hanno voluto un patto a livello locale, rimandando a un contratto nazionale ma ancora non si sa nulla. Il Comune ha ideato degli sportelli per consulenza e sta studiando i profili socio-demografici in collaborazione con la Statale».
Tra le strategie di Milano attuate negli ultimi dieci anni – prima con la giunta Pisapia e poi con Sala – Tajani ha ricordato l’osservatorio per il mercato del lavoro stabilito dall’amministrazione «come luogo di confronto di natura politica, in modo da sorvegliar e intervenire nel caso di crisi come mediatore»; un investimento e un’attenzione continua alla formazione personale e, infine, la scommessa sul co-working. «Lo abbiamo istituito nel 2013, siamo stati il primo comune in Italia».
Gallarate e Milano
Qual è il futuro di una città che gravita su Milano, come Gallarate? «Devono essere rafforzati i legami tra città e grandi città come Milano. I luoghi storici della produzione e laboriosi come Gallarate hanno contribuito a Milano e vanno costruite relazioni non solo di tipo amministrativo, ma anche di alleanza politica su materie come infrastrutture e smart working – pendolarismo, temi all’ordine del giorno», ha risposto Tajani, riferendosi a come, in passato, città come quella meneghina non si siano poste alcun problema nel «depauperizzare» quelle più piccole: «Mettere a tema politico e amministrativo questa disparità è la base di un’alleanza politica progressista. Spero che con la futura giunta di Silvestrini ci sarà modo di collaborare, perché farà bene anche a Milano».
Lo slancio di Gallarate
«Nonostante lo sblocco, l’impatto che temevamo fortunatamente si è verificato in piccolissima parte: le aziende che avevano già in mente di riorganizzare e ristrutturare l’attività con relativi esuberi avevano incominciato di farlo prima della pandemia e hanno chiesto delle deroghe. Ad oggi sono quelle stesse imprese che ci chiedono di riprendere le trattative. Temevamo che lo sblocco ricadesse sui lavoratori più fragili: su questo siamo attenti, abbiamo ricevuto poche segnalazioni dove siamo intervenuti», ha affermato Stefania Filetti dopo aver spiegato due strumenti attuati per proteggere i lavoratori durante la crisi economica del Covid: il blocco dei licenziamenti e l’accordo – poi divento legge – sulla protezione individuale.
Quanto alla situazione della città dei due galli, i dati sono simili a quelli della provincia: «Spicca che fino a fine 2019 il settore del commercio ha avuto uno slancio che sugli altri comuni non si è verificato, e si è mantenuto su tutto il periodo Covid. Il tasso di disoccupazione è al 30%, di cui i Neet (Neither in Employment or in Education or Training, ndr) sono il 20%: una fotografia positiva rispetto ad altre regioni, ma sono numeri da ridimensionare visto il potenziale di Gallarate». Un altro numero da tenere sotto controllo è quello delle assunzioni: di queste, il 70% è precario (dato pre-Covid). «Sono numeri che fanno paura, perché quando parliamo di riorganizzare una città questo è un punto cui il sindaco deve porre dei percorsi e dei rimedi virtuosi», ha concluso.