«Noi candidati dovremmo avere lo scopo di unire la comunità e non di dividerla». Invita alla pacatezza e ad un confronto corretto sui contenuti e non sugli attacchi personali, il candidato sindaco di Porto Ceresio On Marco Prestifilippo, che questa mattina ha pubblicato una lunga lettera per rispondere alle dichiarazioni di Jenny Santi sui motivi per cui è caduto la sua giunta lo scorso 29 settembre.
«È dal 21 giugno che stiamo proponendo il programma elettorale condividendolo con i cittadini, senza mai denigrare gli avversari – dice Prestifilippo – Assicuro i cittadini che avranno i chiarimenti da parte nostra, in merito alle accuse false. Siamo a metà campagna elettorale e nonostante le nostre buone intenzioni ci troviamo già in un clima arroventato, volutamente creato dalle pubbliche dichiarazioni del candidato sindaco e di qualche candidato consigliere di “Porto nel Cuore”. Se a metà settembre siamo a questo livello di attacchi, cosa dobbiamo aspettarci fino al 3 ottobre? Del resto è un modo di agire già conosciuto e sperimentato in passato».
Prestifilippo però respinge con decisione la lettura che l’ex sindaco fa delle dinamiche e dei motivi che hanno portato alla caduta della giunta e al commissariamento: «L’accusa dell’ultimo video di Jenny Santi, secondo cui le dimissioni del 29 settembre 2020 di 7 consiglieri sarebbero avvenute per nascondere presunte incompatibilità e interessi personali di chissà chi, è davvero gravemente scorretta. Solito sistema: si spara nel mucchio, per mettere l’avversario in cattiva luce. Ma se è così come dice, perché Jenny Santi quelle cose non le ha fatte presenti quando era sindaco? Perché non le ha denunciate ? Perché non le ha dette al momento delle dimissioni dei sette consiglieri? Era lei il sindaco e sarebbe stato suo dovere d’ufficio. Se c’era incompatibilità di un consigliere, perché non ha portato la questione, come di legge, all’ordine del giorno del Consiglio comunale del 30 settembre, o dei Consigli comunali dei mesi o degli anni precedenti? E’ il Consiglio che certifica un’incompatibilità, non il segretario, il quale, come la stessa Jenny Santi, non aveva mai posto la questione. Anzi, al contrario, nell’ultimo Consiglio comunale del 28 luglio 2020, in cui Jenny Santi non aveva già più la maggioranza, un consigliere di maggioranza, di quelli non dimissionari, aveva posto pubblicamente proprio al segretario e al Consiglio la questione della incompatibilità di un altro consigliere di maggioranza, anche lui di quelli non dimissionari. A questa questione di incompatibilità posta in Consiglio semmai Jenny Santi e il segretario erano stati chiamati a dare una risposta. Ma quest’ultima questione serve anche per ricordare a Jenny Santi a quale punto di frantumazione era la vecchia maggioranza, della quale pare proprio che nessuno l’abbia seguita nella sua nuova avventura».
«Un vero sindaco – aggiunge Marco Prestifilippo – agisce per atti formali di cui si assume la responsabilità, non a posteriori 12 mesi dopo con un video su Facebook, tanto per denigrare gli avversari, che oltretutto sono persone, e metterli in pasto alla propria tifoseria. Veniamo ora al commissariamento su cui tanto si agita Jenny Santi, parlando solo di quello, come se fosse il peggiore di tutti i mali. Il male era invece già un Comune che non funzionava più, senza una guida valida e senza una maggioranza, ormai stanca e frantumata in mille pezzi. In quelle condizioni certamente un sindaco zoppo non avrebbe fatto meglio del commissario. Vogliamo inoltre veramente far credere che Jenny Santi potesse fare nell’ultimo scorcio di mandato quello che non era stato fatto in 4 anni e 4 mesi? Parliamo non solo di opere che non abbiamo visto, ma anche e soprattutto di manutenzioni, di ordine e di pulizia, così manifestamente carenti da tempo e non solo negli ultimi mesi. Queste infatti vanno fatte anno dopo anno e non all’ultimo momento per salvare la faccia. Quando cadde, Jenny Santi lasciava già un comune malconcio e con un solo vigile ed un solo operatore ecologico. Cosa avrebbe potuto fare Jenny Santi se fosse rimasta in sella? Forse qualche asfaltatura elettorale, prima che Alfa rinnovasse la rete dell’acquedotto, con il rischio di dover riaprire le strade, come fu paventato nel Consiglio di luglio? Oppure forse il campo sintetico con i fondi dei frontalieri? Ma noi crediamo nemmeno questi interventi, perché le cose non si fanno in quattro e quattro otto».
Per Prestifilippo i motivi per cui cadde la giunta sono altri: «Le ragioni delle dimissioni furono ampiamente illustrate in una lettera dei dimissionari, alla cui lettura si rimanda integralmente, consegnata ad tutte le famiglie, ma possiamo qui ricordare sinteticamente le più importanti, per chi ha dimenticato che il sindaco cadde perché ritenuto ormai incapace di governare dalla maggioranza dei consiglieri. Né in democrazia si può governare senza avere una maggioranza.
1) La questione del famoso marciapiede di via Matteotti, non risolta dopo 9 mesi, per la mancata posa di paletti, nonostante un’ordinanza della Polizia locale, revocata proprio il giorno dopo le dimissioni.
2) Una gestione inefficiente e inefficace delle risorse, nonostante le maggiori disponibilità in bilancio, che aveva portato a 690.000 euro di avanzo, con il rischio di spreco frettoloso in asfalti prima di ammodernare la rete dei sottoservizi o in inutili interventi elettorali.
3) Scarsa attenzione all’ambiente lungo la costa est del lago, che aveva portato alla realizzazione del pericoloso precedente del Botel e alla proposta di delibera in Consiglio comunale di una piattaforma di oltre 300 mq in cemento armato, per atterraggio elicotteri, proposta bocciata da tutti e 12 i consiglieri.
4) Mancanza di visione come dimostrato nella stesura di un progetto Interreg pagato, per la prosecuzione della passeggiata fino al confine svizzero, del costo di 2.400.000 euro, con pilastri in cemento armato, passeggiata atta solo a scimmiottare l’esistente, ma molto più lunga, inutile, anti ecologica e difficile da mantenere. Al contrario c’era già un progetto di collegamento tra giardinetti e imbarcadero, approvato dalla giunta precedente il 30 giugno 2015 con delibera n.100, per 400 mila euro, progetto snobbato e poi finalmente inoltrato dall’Ufficio tecnico nel 2020 ed ora in via di finanziamento.
5) La dichiarazione ai fini elettorali di balneabilità del lago, a fronte del persistente forte inquinamento certificato della costa sud e prima che iniziassero gli interventi di risanamento del lago a monte.
6) La candidatura alle regionali dopo un anno e mezzo che avrebbe portato Jenny Santi ad abbandonare il Comune per ben altro stipendio e che avrebbe portato a nuove elezioni, commissario sì o commissario no».
«Ora Jenny Santi ci riprova. Auguri a lei! Ma basta denigrare i suoi avversari e chi l’ha fatta cadere – conclude Prestifilippo – Fondi invece la sua campagna elettorale sulla presentazione della sua squadra e sul suo programma, senza rivangare il passato, a cui noi non volevamo tornare, ma siamo stati costretti a farlo. Le cose fatte o non fatte parlano da sole e non possono essere inventate, come la famosa ripetuta bufala dei 4 milioni di euro. Questa è per ora la nostra introduzione alla verità, ma ci torneremo ancora fino a tutta la verità se chiamati a farlo. Intanto vogliamo fermare la nostra attenzione e quella della gente sui programmi e sui candidati, convinti che la gente voglia guardare al futuro.Perciò, sia lasciato a noi e alla gente un clima sereno».