«La nostra idea è parlare del cibo non solo come nutrimento, ma toccando dei temi come sensibilità, prevenzione per la salute e inclusione, dove i bambini non vengano discriminati»: Nancy Perazzolo, portavoce della lista di sinistra Officina di cura urbana che a Gallarate sostiene la candidata sindaca Margherita Silvestrini, ha aperto il tavolo tematico sulla mensa scolastica, tenutosi ieri, martedì 14 settembre, sulla pagina Facebook della lista.
Sono intervenuti Maria Angela Cazzuffi (pediatra di Gallarate), Fabio Tinucci (dietista del Comune di Fano, pluripremiato come eccellenza nazionale), Roberta Pellegatta (genitore referente della commissione mensa di Gallarate), Margherita Silvestrini (candidata sindaca) e Davide Rovidone (Dottore in Scienze gastronomiche).
La mensa come parte integrante della scuola
Il dietista marchigiano Tinucci ha riportato l’esperienza del servizio mensa nel Comune di Fano, iniziata circa 6 anni fa: «La prima cosa da fare era far capire a tutti che il servizio è interno alla scuola, non è una pausa, è parte integrante della scuola; poi bisogna costruire al meglio un capitolato che punti sulla qualità e sulla ricerca dei prodotti. La refezione scolastica educa e non sazia». Da lì è iniziato un percorso di ridefinizione del servizio mensa, condiviso con gli studenti e con le loro famiglie: è stato ridotto il consumo di carne a 1 volta a settimana (con l’eliminazione della carne di maiale), l’offerta di piatti completi e di un piatto unico a settimana, l’invenzione insieme agli alunni di piatti nuovi e gustosi, offrendo molti legumi e un’attenzione particolare agli abbinamenti.
A riportare la situazione gallaratese Roberta Pellegatta: «I bambini con la verdura non vanno molto d’accordo (se non sono abituati a mangiarla a casa)» e i menù alternativi non sembrano “appagare l’occhio”; inoltre, la varietà nell’offerta di frutta e verdura è poca.
La pediatra Cazzuffi ha impostato l’intervento sul cibo come prevenzione all’obesità: «La mensa è un momento educativo importante: il 10% dei soggetti della popolazione scolastica soffre di obesità ed è spesso dovuto ad una alimentazione scorretta, spesso legata alle abitudini della famiglia». Da qui l’importanza della frutta come merenda di metà mattina che, se di stagione e fornita dalla scuola stessa, «è un valore aggiunto su base di uguaglianza e inclusività».
Il cibo come incontro culturale
Rovidone, infine, ha evidenziato come ci sia bisogno di uno sguardo diverso sul cibo, «diventato un oggetto di consumo attorno cui si sviluppano temi di scontro»: pertanto, la scuola può assumere il ruolo di mediazione e favorire l’incontro tra abitudini e culture differenti. «La visione di un piatto diverso di un bambino può diventare un problema di differenza alimentare o di cultura diversa, la scuola dovrebbe impegnarsi per superare tutto ciò», ha concluso.
La candidata sindaca ha sottolineato la collaborazione da attivare con medici, dietisti, scuole e famiglie: «C’è bisogno di un menù attento alle tradizioni, ma in cui vengano inseriti cibi nuovi (come i legumi)». Infine, sul pericolo di discriminare i bambini: «Bisogna valorizzare almeno a livello visivo i pasti differenti che consentano ad avere sul piatto cibi dello stesso colore e stessa forma anche se il contenuto è diverso».