Questa mattina Gigi Farioli, in quella che è l’ultima caldissima settimana prima del voto, ha fatto un
giro nel quartiere di Borsano per incontrarne la comunità e raccoglierne le problematiche.
Tra le tappe, il villaggio giuliani e dalmati, ma anche i negozi storici del quartiere. «Grazie ad Emanuele Fiore che ha voluto questo giro – dichiara Farioli – oggi inauguriamo la concretezza della nostra visione di governo, che è quella di andare incontro ai cittadini, in coerenza con quella sussidiarietà orizzontale che è il fulcro della proposta politica. Non mi piace l’espressione “giro dei quartieri”; preferisco pensare di incontrarne le comunità, che nella ia idea di città devono essere aiutate ad essere protagoniste delle decisioni che le riguardano. Per questo proponiamo, accanto al tavolo permanente delle forze vive della città, un tavolo periodico attorno al quale fare riunire dei portavoce legittimati dei quartieri, non in un’ottica di decentramento dirigenziale, ma di partecipazione dal basso. A Borsano, in particolare, mancano servizi, come quelli bancari, ed è al centro di un fenomeno immobiliare che rischia di farlo diventare un quartiere dormitorio; anche a livello scolastico le strutture non sono all’altezza, mentre portiamo avanti in parallelo una grande battaglia di inclusività rappresentata dal garantire una connessione a fibra stabile e veloce per tutti i quartieri cittadini, compito integrato, a livello commerciale, dal DUC (Distretto Urbano del Commercio) che dovrebbe essere più propositivo anche su attività al di fuori del centro».
A seguire, l’ex sindaco ha fatto il punto in un luogo simbolico, quella cascina Burattana che è congiunzione tra città e Borsano, e potrebbe esserlo anche tra passato e futuro. La struttura, abbandonata da una decina d’anni, è una testimonianza della vitalità dell’allora campagna bustocca, e il suo stato ha per forza di cose generato degli slanci verso il suo recupero. Anima di questa volontà è l’ex insegnante Vittorio di Mattei, una volta abitante della cascina e in questi anni promotore della sua riqualificazione, che ricorda come “una quindicina di anni fa avevamo iniziato facendo uno studio di fattibilità con il Politecnico di Milano, che è ancora depositato in Comune, e per me quel progetto è valido ancora oggi. Qui intorno, abbiamo 17 ettari di terreno inutilizzati, e in più la Burattana ha la caratteristica di essere centrale rispetto alla città nel suo complesso, cosa che non si trova nelle cascine della zona. Tutti questi ettari potrebbero essere usati per generare lavoro ma anche le finanze necessarie per procedere alla ristrutturazione; sarebbe un intero ciclo a chilometro zero, contando che produzione, trasformazione e vendita avverrebbero qui, dando lavoro ad una trentina di persone, sempre citando quello studio. In fin dei conti a me non interessa che il comune mi dia la Burattana, ma che la riporti in vita».