«Voti casa per casa». E ci andiamo pure noi, non proprio casa per casa, e neppure a chiedere voti ma magari a raccontare quanto ci si aspetta da un’amministrazione, proprio a Cremenaga, piccolo, piccolissimo centro dal grande valore simbolico, al confine fra Italia e Svizzera che racconteremo in questo approfondimento sul territorio anche sfruttando la pagina Facebook di Varesenews con l’hashtag #1comune1candidato.
È, Cremenaga, paese di passaggio e di radici, perché ricco di storia e tradizioni, di racconti di chi viene e chi parte. Gli svizzeri sono appena fuori casa, danno da lavorare e da vivere ma qui, più che in altri luoghi le bandiere italiane sono ben visibili, fisse tutto l’anno – non solo per gli Europei o i Mondiali di calcio – e hanno un senso preciso: il tricolore indica che dalla parte di qua della Tresa siamo in patria, dall’altra in Ticino.
Cremenaga è uno dei sei comuni varesotti in cui c’è un solo candidato sindaco. Si chiama Domenico Rigazzi, e si presenta come successore di sé stesso con la lista “Unione Democratica” dal momento che esce da cinque anni di amministrazione comunale. Ma cinque anni fa era diverso. Sulle schede c’erano tre nomi: Rigazzi, e quello di altri due candidati, uno dei quali espressione di una lista di giovani del posto.
Oggi invece c’è un solo lui ed è per questo che i voti «casa per casa» servono, oltre che per spiegare alle persone cosa si vuole fare, anche per illustrare il futuro di un paese dove se dovesse mancare l’affluenza alle urne l’alternativa sarebbe il commissario prefettizio. Che di per sé non è certamene una sventura ma rappresenterebbe l’ordinaria amministrazione in un territorio che ha bisogno invece di presenza costante. E di “straordinaria“ attenzione.
«I miei cittadini mi conoscono, mi fermano per strada e se c’è qualcosa che non va me lo fanno presente. Cremenaga non è Milano, io non sono Beppe Sala: tutti possono raggiungermi», spiega Rigazzi, che al suo paese ha dimostrato di tenere come fosse una creatura di famiglia.
Il resto lo racconta una comunità fatta di due bar, un campo da calcio la sede degli alpini e un luogo simbolico che sa di lavoro, levatacce ben prima dell’alba e fatica: la dogana del ponte sulla Tresa che porta nel pianeta Svizzera.
Un paese minuto e ordinato che deve rispondere al disordine della natura causato da piogge che non sono più le piogge di un tempo e che mettono a dura prova la tenuta dei versanti, sottoposti in questi anni a grossi lavori di mitigazione del dissesto idrogeologico e di regimentazione anche dei reticoli minori che con le maxi precipitazioni diventano potenziale bomba a orologeria.
Un convitato di pietra (e di molto altro che di tanto in tanto scende dalla montagna) a Cremenaga è di certo la strada provinciale 61 che collega il paese a sud con Luino (dopo le gallerie) e a nord con Cadegliano Viconago e Lavena Ponte Tresa, altra via di sbocco naturale: in passato la strada è stata oggetto di frane e interruzioni. Anche su questo punto la presenza di un amministratore, nei momento di crisi, è ciò che può fare la differenza.