Ha 28 anni, è nata e cresciuta in italia da genitori curdi della Turchia, ha trascorso la sua infanzia in un piccolo comune del comasco, Uggiate Trevano, ma dall’adolescenza in poi è stata una brillante studentessa varesina, mentre i genitori (nella foto) gestivano con successo uno dei kebab del centro città. Diplomata al liceo scientifico Ferraris di Varese, si è poi laureata all’Università di Bologna, con laurea triennale in Scienze Politiche e laurea magistrale in Relazioni Internazionali & EU Affairs.
Ora Helin Yildiz è una dei candidati che attende il ballottaggio per sapere se diventerà o no consigliere comunale: solo se vincerà l’attuale sindaco Davide Galimberti infatti entrerà tra gli eletti, e diventerebbe la prima “italiana di seconda generazione” del consiglio comunale di Varese.
I suoi studi fatti in giro per il mondo – 2 Erasmus (uno a Istanbul e l’altro a Leuven, in Belgio), la ricerca tesi negli Stati Uniti, uno stage di ricerca presso ISPI a Milano, e un’esperienza lavorativa al Parlamento Europeo tra il 2020 e il 2021 – e i suoi interessi per la “cosa politica” hanno però finito per evidenziare, durante la sua campagna elettorale, l’attenzione per i cittadini di Varese arrivati dall’estero: «Solo quelli che hanno una cittadinanza italiana e quindi possono votare sono circa 2500, di decine di nazionalità diverse» spiega.
Così, gran parte della sua campagna elettorale è stata dedicata a spiegare che hanno diritto di votare in quanto cittadini e che «L’integrazione passa anche per la partecipazione politica»: Helin – di cui abbiamo già parlato per la sue idea di un volantino elettorale multilingue – ha passato parecchio del suo tempo a spiegare come funziona, a controllare le schede elettorali, quando possibile a ritirarle. «E’ stato emozionante comprendere di fare parte del loro processo di integrazione e partecipazione nella città – ha spiegato Helin – Il caso più commovente è stato quello di un signore egiziano che ha portato, non senza fatica, tutti e tre i suoi figli disabili a votare».
Ma le comunità con cui è entrata in contatto – fatte di persone perbene, integrate da anni in città, e che hanno scelto di chiedere la cittadinanza italiana – sono molte di più: dal Bangladesh all’Egitto, dal Perù alle Mauritius, dalla Costa d’Avorio alla Turchia.
Pochi giorni fa le ha reincontrate, nel locale di via XX Settembre: per spiegare loro come funziona il ballottaggio, ma soprattutto quanto è importante, per avere la prima rappresentante delle comunità dei “nuovi italiani”, esprimere il proprio diritto di voto.