Antonio Giusti è candidato nella lista del Movimento 5 Stelle, che è in coalizione con PD e Verdi a sostegno del candidato sindaco Maurizio Maggioni.
Classe 1967, lavora a Castronno ma ha sempre avuto legami con la città di Busto e il suo tessuto sociale, essendo appassionato di teatro e suonando il clarinetto.
La passione politica completa poi il quadro.
Cosa l’ha spinta a candidarsi?
«Faccio parte del M5S da otto anni, costellati di soddisfazioni e delusioni. Sono sempre stato dietro le quinte, come la mia passione teatrale porta a dedurre, avevo una confort zone in cui mi trovavo bene, e il Movimento a Busto credo sia rappresentato bene dai consiglieri nell’attuale consiglio comunale. Dopo essermi occupato di tutta la documentazione necessaria per le candidature, credo a spingermi verso la decisione di presentarmi sia l’interesse che provo verso giovani e anziani. La pandemia ha allargato i gap economici già presenti, e queste sono le due categorie che ne sentono di più il disagio. In generale credo sarà difficile entrare in consiglio, ma alla fine non mi candido per la poltrona: mi piace semplicemente contribuire al dibattito con le mie idee. Se mai qualcuno di un altro schieramento politico dovesse avere un progetto secondo me valido, non sarei certo lì a metter bandierine che nella società veloce di oggi non hanno nessun valore. Il patto con il PD credo sia stato ottimo, perché nonostante le differenze siamo riusciti a fare sintesi senza imporre veti a nessuno, come si dice in giro».
Cosa dovrebbe fare l’amministrazione per queste due categorie secondo lei?
«L’amministrazione dovrebbe intervenire con azioni concrete, anche di soccorso, perché in città ci sono situazione davvero critiche che non sono degne della società civile. Credo nella forza delle reti, e pensando alle enormi potenzialità di Busto mi rattrista che non ci sia in atto una riflessione sul come usare al meglio quello che abbiamo. Penso per esempio alle scuole, in cui mi piacerebbe trovare momenti di socialità oltre al mero studio, ma anche ai centri dell’impiego ormai totalmente inefficaci. La vera sfida nei confronti dei giovani è rappresentata dal riuscire ad integrarli nella vita cittadina, non lasciare che vengano mandati allo sbaraglio. Per gli anziani invece mi piacerebbe che non fossero lasciati a loro stessi; solo pensando alla crescente digitalizzazione si può immaginare quanto possa essere fatico per un signore che non ha un PC in casa farsi una ricetta elettronica, per esempio. In sostanza credo serva avere una visione più coraggiosa per la città, magari costruendo una rotonda in meno e investendo di più nel sociale: se la pandemia ha allontanato queste categorie dalla vista, il compito della politica è accendere la luce. Anche perché poi se la situazione sociale vive un disagio, questo si traduce in degrado concreto e visibile. Mi rendo conto che tutto questo necessita di adeguate risorse, ma serve anche una volontà, prima di tutto politica, che qui non trovo».