Il campo del centrosinistra di Busto Arsizio è in fermento. Dal Pd ai 5 Stelle, passando per il Movimento per Busto dell’ex-senatrice Laura Bignami (tra i promotori del gruppo facebook  #cambiamosindaco), fino alle piccole ma storiche formazioni della sinistra cittadina è in corso un dialogo da diversi mesi per cercare di trovare una quadra che possa definire il perimetro di una coalizione unitaria con un candidato sindaco e un programma condiviso.

Al momento i nodi sono ancora tutti da sciogliere: sia quello che riguarda il candidato sindaco (il Pd ha messo sul tavolo i nomi dell’avvocato Walter Picco Bellazzi, della consigliera comunale Valentina Verga e Maurizio Maggioni, presidente di Auser Busto Arsizio) che quello del programma con il grande punto interrogativo su Accam e su quello che il Pd intende fare dell’inceneritore.

Il segretario del Pd cittadino, Paolo Pedotti, lancia la palla a sinistra, chiedendo chiarezza sull’impostazione che si intende dare alla coalizione: «Al momento noi abbiamo messo sul piatto tre nomi. Non possiamo accettare veti sui nostri nomi se da parte loro non vengono proposte alternative. Questo deve essere chiaro». Pedotti poi incalza: «Come segretario l’asupicio è arrivare ad una coalizione ampia che metta insieme Pd, 5 stelle, Sinistra Italiana e Verdi». Su Accam, per il momento, la posizione è quella di respingere il piano economico proposto da Amga:  «È incompleto».

I rappresentanti del Movimento 5 Stelle, Verdi e Sinistra Italiana, nel frattempo, si sono incontrati per mettere le basi di un percorso comune in vista delle prossime amministrative, ecco la nota diffusa a seguito dell’incontro.

Crediamo in una Busto Arsizio innovativa, solidale, e con maggiore attenzione all’ambiente e alla salute. Vogliamo al centro del dibattito pubblico alcune questioni che riteniamo urgenti per il futuro della città e per le quali pensiamo servano delle scelte politiche forti in controtendenza con quelle dell’attuale amministrazione.

Busto Arsizio ha bisogno di progettare le grandi trasformazioni che riguardano l’ambiente, il mondo del lavoro e dei servizi; ha bisogno di una spinta nuova al passo con i tempi, e per farlo serve che i cittadini si sentano coinvolti e partecipi. Attuare le forme della partecipazione attiva è un esperimento che altre città importanti, come Roma, già fanno e che sta dando risultati molto interessanti.

La città che vogliamo non deve sprecare le sue risorse in grandi opere onerose o nel salvataggio di un vecchio impianto di incenerimento, ma deve investire per tornare al passo con le altre città: politiche sanitarie, urbanistiche, educative, sociali, abitative dovranno essere al centro del dibattito. Con un’attenzione all’innovazione e alla direzione che ci sta indicando l’Europa verso la “green economy”, ossia la transizione verso una produttività più rispettosa dell’ambiente.

Due punti in particolare ci vedono fare fronte comune da diverso tempo: la volontà di mettersi in prima linea per salvaguardare il nostro ospedale e le competenze mediche e infermieristiche oggi sotto pressione, non solo per l’emergenza pandemica, ma anche per via di una disastrosa politica regionale volta a ridurre i servizi diffusi sul territorio in virtù di una concentrazione dei poli ospedalieri, come il progetto per l’ospedale unico, di cui si sente parlare da 5 anni, ma che a nostro avviso non è stato oggetto di corretta valutazione per le ripercussioni di accessibilità dai territori e di riduzione dei posti letto. Questioni di grande importanza alla luce delle carenze della sanità lombarda evidenziate dall’emergenza per il Covid. Infine la volontà di non avallare un piano di salvataggio dell’inceneritore di Accam, con investimenti milionari di soldi pubblici.

Busto Arsizio per 50 anni ha gestito i rifiuti di 27 comuni con i conseguenti impatti ambientali e sulla salute. La Lombardia ha una sovraccapacità di incenerimento dei rifiuti urbani, e avere un impianto del territorio non è più necessario. Dobbiamo valutare alternative nella gestione dei rifiuti che prendano in considerazione politiche di riduzione e lo smaltimento della parte residua in altri impianti vicini, anziché salvare un impianto ormai obsoleto e sempre più a vocazione rifiuti speciali (provenienti da tutta Italia) e una società malgovernata. Questo oggi è possibile lavorando insieme ad Agesp, che ha in affido la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti della città.

Il percorso che vogliamo affrontare sarà aperto e partecipato e vorremmo coinvolgere anche professionisti dei vari settori. Il lavoro che abbiamo avviato è propedeutico a creare le basi per un’ampia coalizione, che rappresenti davvero la società civile e tutti i cittadini che non vogliono più lasciare l’amministrazione di Busto Arsizio nelle mani di chi ha plasmato una città senza una vera visione verso il futuro.