Per certi versi la campagna elettorale per le elezioni amministrative 2021 è già iniziata, a Gallarate, con almeno due candidati che si muovono (il sindaco uscente Cassani e Margherita Silvestrini nel centrosinistra) e un’area di “terzo polo” che cerca una confluenza, che però è tutt’altro che scontata. Anzi: lo è forse meno di quanto apparisse nelle settimane passate. Facciamo il punto con volti, nomi e liste.

La mappa provvisoria delle alleanze

Elezioni 2021 a Gallarate: Il centrodestra e Andrea Cassani

Il sindaco uscente Andrea Cassani, lo raccontavamo poche settimane fa, ha giocato d’anticipo lanciando la sua ricandidatura anche se il centrodestra nel suo complesso non ha ancora sciolto le riserve sul suo nome. Segnali non proprio concilianti sono venuti dalle altre due “gambe” della coalizione, vale a dire Forza Italia e Fratelli d’Italia, l’ultimo incontro a livello provinciale non ha fatto passi avanti.

I dubbi sono su almeno due fronti: da un lato Fratelli d’Italia chiede garanzie sulla ricandidatura a Busto del sindaco uscente Antonelli, rispetto a cui la Lega invece è pronta a muovere suoi candidati, come Paola Reguzzoni. Dall’altro ci sono anche i dubbi sulla posizione giudiziaria del sindaco (al 31 marzo si torna in Udienza Preliminare per Mensa dei Poveri).
Fratelli d’Italia intanto si sta rafforzando: un suo innesto recente è l’ex An Marco Colombo, che si è staccato dal gruppo dei “ferraziani” e approderà nelle file di FdI.

Al di là di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Cassani ha dalla sua la Lega e il gruppo di Donato Lozito (nel 2016 “Cittadini di centro”, sta lavorando ad una lista centrista «con alcuni amici»). Sta lavorando alla sua “lista del sindaco”, con qualche nome dalla esperienza di Gente di Gallarate del 2016 e tentativi – ad esempio – di avvicinare persone nel mondo della scuola. Nella lista potrebbero confluire anche gli assessori “tecnici” che Cassani ha portato in giunta per uscire dal pantano post-Mensa dei poveri: qualcuno di loro ci sta pensando seriamente, a candidarsi. Non è escluso poi che il sindaco riesca a formarne almeno un’altra, di lista d’appoggio, «ma passerà dal tavolo di maggioranza», precisa.

Cassani, ovviamente, ha anche dalla sua la posizione di sindaco uscente, che ad esempio ha un seguito social cresciuto molto. Da questo punto di vista, la sua campagna elettorale è già avviata e può mettere sul piatto i temi della vita amministrativa.

Elezioni 2021 a Gallarate: Silvestrini e il centrosinistra

Nel campo del centrosinistra c’è la candidatura di Margherita Silvestrini: consigliere comunale Pd, ex assessore al sociale, ha ufficializzato la disponibilità a novembre.
Silvestrini è sostenuta dal Pd, dalla ormai storica lista civica centrista Città è Vita, dai liberali di Azione, guidati in città dall’ex vicesindaco e parlamentare Angelo Senaldi (tutti gruppi che avrebbero una loro lista). E ancora il Psi e gli ambientalisti di Europa Verde.
C’è poi l’idea di una lista di sinistra, lista “d’area” non direttamente legata a un partito politico.

Ovviamente anche Silvestrini si sta poi muovendo sull’idea della “lista del sindaco” con il suo nome, dove troverebbero posto persone che non si identificano con una cultura politica precisa e sarebbero più legati al sostegno diretto all’aspirante sindaca.

Allo stato attuale Silvestrini potrebbe contare su cinque liste. Per ora la sua campagna elettorale è stata soprattutto personale: così ad esempio ha deciso di confrontarsi con la piazza «non facile» dei commercianti in crisi, un momento che ha fatto discutere. Nel frattempo vanno avanti gli incontri sul programma, che sono passati attraverso una serie di gruppi tematici.

Elezioni 2021 a Gallarate: il Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle, sull’onda del Conte II, ha scelto di recuperare la sua anima più vicina ai temi del centrosinistra e così ad esempio a Busto è arrivato a lanciare una candidatura con altre forze di sinistra e ambientaliste (ma non con il Pd). Assai più fumosa la situazione a Gallarate, dove il quadro è simile a quello del 2016: ci sono più anime che faticano a ritrovare unità.
Per ora ’unica uscita ufficiale – affidata come da regolamento ai portavoce eletti – apriva al centrosinistra rifacendosi ad alcuni temi soprattutto ambientali. A quanto ci risulta ci sono alcuni decisamente convinti e altre parti che fanno resistenza, allo stato attuale. Di «contatti esplorativi» parla il deputato Niccolò Invidia, che assicura che comunque il Movimento sarà della partita.
Qualche incertezza, su Gallarate, i pentastellati l’hanno sempre avuta e questo si vede anche nella militanza, che ha preso anche altre strade: ad esempio dalle file di chi nel 2016 stava nei 5 Stelle sono uscite anche singole persone che in modo autonomo si sono avvicinate ai gruppi di lavoro di Silvestrini.

Il “terzo polo” fa fatica a concretizzarsi

È dall’estate scorsa che si parla di un ipotetico terzo polo, tra centrodestra e centrosinistra. Il punto di partenza è (anche) la situazione molto fluida in consiglio comunale, che ha visto l’approdo sui banchi delle opposizioni di diversi consiglieri che hanno lasciato la maggioranza Cassani.

Il progetto più avanzato sembra essere quello di PiùGallarate, gruppo che si è aggregato intorno ai trentenni liberal di PiùEuropa, ma poi ha visto avvicinarsi anche altre persone, compreso qualche veterano come Dario Terreni. Il gruppo sta tenendo una serie di incontri tematici, ma mantiene ancora ancora riservato il nome del suo candidato sindaco (tra i nomi probabili c’è Sonia Serati). È stato caustico con la candidatura di Silvestrini, ma prima della rottura qualche contatto con il centrosinistra c’era stato.

Fino a due settimane fa sembrava che il terzo polo venisse a formarsi nell’aggregazione tra PiùGallarate e La Nostra Gallarate 9.9, la lista guidata da Rocco Longobardi, ma negli ultimi giorni la sintesi è apparsa più difficile. C’è da trovare un candidato comune ma c’è anche un tema di posizionamento politico, con approcci diversi al tema soprattutto dentro La Nostra Gallarate 9.9. Longobardi dice che il punto fermo è la prospettiva di «una lista moderata», ma il terzo polo ha senso soprattutto nella misura in cui può condizionare, al secondo turno, centrosinistra e centrodestra (e qui divergono molto le prospettive, su quale sia il fronte verso cui tendere).

Nell’area di opposizione, in consiglio comunale o fuori, ci sono poi altre voci. Ci sono i “ferrazziani” di Libertà per Gallarate, che hanno rotto con Cassani ai tempi del voto della Variante al Pgt (quella poi finita nell’inchiesta Mensa dei Poveri). Negli ultimi giorni Luca Ferrazzi, in una intervista a Prealpina, ha preso atto delle difficoltà di costruire un centrodestra alternativo a Cassani: una mossa che avrebbe spiazzato un po’ gli altri di Libertà per Gallarate, che invece all’idea di una alternativa su Gallarate credono ancora.
Tra chi lavora per alternative a Cassani c’è anche un battitore libero come Massimo Gnocchi, ex leghista («quindici anni fa», sottolinea spesso caustico Cassani) che però si è sempre dato da fare al momento delle elezioni, con aggregazioni diverse.

Chi potrebbe giocare da solo, ma smuovendo le acque, è infine l’avvocato Pietro Romano. In questi anni ha avuto visibilità sui temi della politica e anche degli intrecci con il malaffare: ha rivendicato di aver segnalato nel 2018 le manovre sospette sul Pgt, si è scontrato anche con il sindaco Cassani (cui pure non era pregiudizialmente ostile, nel 2016), ha appena incassato una vittoria giudiziaria dopo che il tribunale ha respinto una querela di Nino Caianiello e Alessandro Petrone.

La sinistra radicale

C’è poi infine il campo della sinistra-sinistra: qui il confronto riguarda Rifondazione Comunista e il rinato Partito Comunista Italiano. Il Pci ritiene fondamentale la presenza del simbolo, considerando le amministrative un passaggio per far conoscere il partito a livello nazionale. Rifondazione vorrebbe un contenitore più ampio, d’area. Entrambi però escludono ogni collaborazione con il centrosinistra.
A Varese, ad esempio, i simboli dovrebbero convivere all’interno del logo elettorale, ma allo stato attuale a Gallarate non sembra facilissima una convergenza.
È molto probabile che ci sia in ogni caso una candidatura comunista, che sottolinei la propria alternativa al centrodestra ma anche al centrosinistra considerato moderato e liberale (c’è persino un fossato incolmabile nelle scelte di politica estera rivendicate a livello locale).