«Immagino un percorso partecipato, aperto a tutte le soluzioni e a tutte le osservazioni, che possa anche prevedere delle sperimentazioni per valutarne gli effetti». Margherita Silvestrini torna sulla idea di nuove aree pedonali in piazza Garibaldi a Gallarate: una prospettiva che ha messo in agitazione i commercianti, preoccupati dall’idea che si perdano posti auto per parcheggiare in piazza.

«Piazza Garibaldi ad oggi è uno dei luoghi della nostra città che pongono degli interrogativi a chi governa: lasciare tutto così com’è significa lasciare che uno spazio di grande qualità rimanga inespresso e sottovalutato» dice Silvestrini, candidata sindaca del centrosinistra.

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«Per questo credo che serva il coraggio di ripensarlo, ben conscia del fatto che questo argomento è delicato e tocca i legittimi interessi dei commercianti. A loro mi rivolgo dicendo molto chiaramente che questo progetto, se toccherà a me governare Gallarate, lo porterò avanti insieme. Insieme alle persone che vivono in centro, insieme alle persone che lo frequentano, insieme agli esercenti, tenendo ben presente le loro istanze».

Un «percorso partecipato», ma anche eventuali «sperimentazioni per valutarne gli effetti», un po’ come è stato fatto ad esempio in certi quartieri di Milano, prima di dare forma definitiva alle trasformazioni delle piazze. «Sono fiduciosa che si possa trovare un equilibrio soddisfacente fra le esigenze di tutti, garantendo magari il transito alle auto e una quota di parcheggi a rotazione rapida, nel contesto di una riflessione complessiva sui posti auto disponibili e sull’accessibilità e attrattività del centro storico che andrà condotta anche con l’ausilio di figure professionali adeguate.

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Non si può poi parlare di piazza Garibaldi senza pensare anche al destino, mai risolto, di Palazzo Minoletti, l’architettura del 1941 che da trent’anni attende un utilizzo: secondo Silvestrini «una piazza Garibaldi riqualificata dischiuderà inoltre qualche occasione in più per Palazzo Minoletti». Edificio di uno dei più importanti architetti italiani del Novecento, che non può essere abbattuto perché vincolato e per cui ancora si attende – da anni – un futuro.