A pochi passi dalla piazza ieri monopolizzata dall’arrivo di Matteo Salvini, il candidato sindaco del centrosinistra Maurizio Maggioni e il coordinatore cittadino del PD Paolo Pedotti hanno accolto a Busto Arsizio Brando Benifei, capo delegazione dei democratici al Parlamento Europeo.

Durante la serata si è parlato di Europa e politiche giovanili, con Benifei che ha messo in guardia la futura amministrazione in ottica di accesso ai fondi del PNRR: «Servono amministratori locali in grado di fare rete per raccogliere queste risorse, con la giusta mentalità. La destra può sembrare unita nelle intenzioni, ma spesso nel merito è divisa su questioni fondamentali: penso alle vicende allucinanti di green pass e vaccini. Sono forze politiche che si ripuliscono e si presentano come pratiche e concrete, narrazione che si fa di Giancarlo Giorgetti per esempio, ma che alla fine non sono in grado di lavorare davvero. Lo vedo avendoci a che fare come capodelegazione, e continuando a prendere forza rischiano di far perdere delle opportunità a Busto Arsizio e in generale al Paese».

Tocca a Maggioni rincarare la dose: «Io sono sicuro che questi amministratori, che in 26 anni non hanno prodotto che qualche piccola manutenzione e festeggiano per bandi come se fossero grandi vittorie, si sono dimostrati incapaci di costruire una progettazione della città. I bandi usati per imbonire i cittadini, individuando in modo confuso e improvvisato i progetti; se vogliamo entrare nella dimensione europea dobbiamo capire che l’Europa chiede di risolvere i problemi, non di costruire a prescindere. Questa è la progettazione, e questi partiti di governo cittadino non sono stati in grado di farlo allora e non lo sono ancora oggi. I giovani sono coloro che soffrono di più, e infatti in questi ultimi anni, non hanno avuto nulla di più: non per le società sportive, che nonostante i grandissimi risultati lavorano spesso in strutture non adeguate, non le scuole, che oltre alle strutture non sono state approfondite a livello di servizi. Vediamo che nessuno ha fatto nulla di diverso e nuovo per queste realtà, ma per farlo bisogna cambiare la cultura e l’impostazione».

A pochi passi dalla piazza ieri monopolizzata dall’arrivo di Matteo Salvini, il candidato sindaco del centrosinistra Maurizio Maggioni e il coordinatore cittadino del PD Paolo Pedotti hanno accolto a Busto Arsizio Brando Benifei, capo delegazione dei democratici al Parlamento Europeo.

Durante la serata si è parlato di Europa e politiche giovanili, con Benifei che ha messo in guardia la futura amministrazione in ottica di accesso ai fondi del PNRR: «Servono amministratori locali in grado di fare rete per raccogliere queste risorse, con la giusta mentalità. La destra può sembrare unita nelle intenzioni, ma spesso nel merito è divisa su questioni fondamentali: penso alle vicende allucinanti di green pass e vaccini. Sono forze politiche che si ripuliscono e si presentano come pratiche e concrete, narrazione che si fa di Giancarlo Giorgetti per esempio, ma che alla fine non sono in grado di lavorare davvero. Lo vedo avendoci a che fare come capodelegazione, e continuando a prendere forza rischiano di far perdere delle opportunità a Busto Arsizio e in generale al Paese».

Tocca a Maggioni rincarare la dose: «Io sono sicuro che questi amministratori, che in 26 anni non hanno prodotto che qualche piccola manutenzione e festeggiano per bandi come se fossero grandi vittorie, si sono dimostrati incapaci di costruire una progettazione della città. I bandi usati per imbonire i cittadini, individuando in modo confuso e improvvisato i progetti; se vogliamo entrare nella dimensione europea dobbiamo capire che l’Europa chiede di risolvere i problemi, non di costruire a prescindere. Questa è la progettazione, e questi partiti di governo cittadino non sono stati in grado di farlo allora e non lo sono ancora oggi. I giovani sono coloro che soffrono di più, e infatti in questi ultimi anni, non hanno avuto nulla di più: non per le società sportive, che nonostante i grandissimi risultati lavorano spesso in strutture non adeguate, non le scuole, che oltre alle strutture non sono state approfondite a livello di servizi. Vediamo che nessuno ha fatto nulla di diverso e nuovo per queste realtà, ma per farlo bisogna cambiare la cultura e l’impostazione».