Al lavoro in municipio, il rieletto sindaco di Gallarate Andrea Cassani pensa alla nuova giunta. Oggi ha tenuto un momento di commiato con la vecchia giunta, un brindisi al lavoro svolto negli ultimi due anni e mezzo di mandato (da quando la giunta era stata rinnovata con tre assessori civici al posto di Forza Italia).

Allo stato attuale il sindaco – formalmente e dal punto di vista della Legge – opera da solo. Così sarà fino alla nomina degli assessori delegati alle diverse materie (sport, lavori pubblici, cultura, bilancio e così via). Che potrebbe richiedere un po’ di tempo: «Vogliamo capire prima lo scenario di Varese, perché non vogliamo creare tensioni tra le forze del centrodestra» anticipa il sindaco.

Come funzionano le nomine degli assessori e i criteri a Gallarate

Partiamo dall’inizio.
In consiglio comunale, per il centrodestra, entrano tutte le liste del centrodestra: cinque consiglieri per la Lega, quattro per Cassani Sindaco (vera sopresa), tre per Fratelli d’Italia, due per Forza Italia e uno per Centro Popolare Gallarate (qui il dettaglio).

Un sindaco può scegliere in piena libertà, ma come consuetudine politica la giunta è di solito “specchio” degli equilibri interni. A Gallarate gli assessori sono sette e dunque Cassani cita un principio: ogni due consiglieri spetta un assessore alla forze che li esprime. «Un semplice criterio matematico, che era già stato fissato al tavolo di coalizione provinciale».

https://www.varesenews.it/2021/10/formato-consiglio-comunale-gallarate/1386651/

Gli equilibri politici a Gallarate e lo scenario provinciale

A fare i conti facili facili, alla Lega spetterebbero due assessori, a Cassani Sindaco due, a Fratelli d’Italia uno, a Forza Italia uno, mentre Centro Popolare Gallarate non avrebbe rappresentanza diretta. Ma ovviamente i conti non sono esatti: la Lega con cinque consiglieri avrebbe diritto a 2,5 assessori, così come Fratelli d’Italia con tre consiglieri ne avrebbe 1,5, anche Centro Popolare sarebbe “in credito”. Ecco dunque che bisogna definire una soluzione.

A questo punto bisogna fare delle scelte, per l’uno o per l’altro. E il rischio è creare – appunto – tensioni tra i partiti, con il rischio che abbiano ripercussioni provinciali, nei due Comuni dove si va al ballottaggio (Varese e Caronno Pertusella). Potrebbe sembrare un calcolo freddo, ma la realtà è che la politica conta e non finisce ai confini comunali.

I possibili nomi della giunta Cassani a Gallarate

Ecco dunque la necessità di prendere le cose con calma.
Questi sono gli equilibri di rappresentanza politica. Ma poi entrano anche altri criteri: le competenze delle persone rispetto alle deleghe, l’esperienza di chi è già stato in squadra, la necessità delle quote di genere (per cui la giunta deve essere paritetica, per Legge).
Cassani – a domanda su possibili certezze – cita solo due nomi: «Claudia Mazzetti e Chiara Allai, per il risultato personale notevole». Sarebbero due nomi in quota a due liste diverse, Lega e lista Cassani Sindaco.

[lefoto id=1252761] Un pezzo della lista Cassani Sindaco, sorpresa di queste elezioni. In consiglio comunale entrano quattro consiglieri di questo gruppo

Qui finiscono gli elementi concessi dal sindaco. Ma si possono fare altre considerazioni: con un secondo mandato in continuità, innanzitutto, Cassani potrebbe puntare su riconferme. Oltre a Mazzetti, in questo caso sarebbero in pole position Francesca Caruso (Fratelli d’Italia), Sandro Rech e Andrea Zibetti come ulteriori due nomi in quota Lega (oltre alla già citata Mazzetti).

[lefoto id=1252759] Cassani al brindisi con la giunta uscente, mercoledì pomeriggio

C’è poi Stefano Robiati, unico degli assessori senza partito nominati nel 2018 ad essersi ricandidato: è stato rieletto con la lista Cassani Sindaco. In più ha una delega “pesante” e che richiede competenze specifiche, non facili da improvvisare (di solito, insieme all’urbanistica, è la delega più ostica da assegnare).

Cosa manca dal punto di vista politico? Forza Italia, che tornerebbe in giunta dopo la “espulsione” imposta nel 2018 a seguito di Mensa dei Poveri. Potrebbe aspirare per primo Rocco Longobardi, a fronte del personale ampio successo che lo colloca al primo posto dei più votati tra gli azzurri.

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Con questi nomi si può arrivare a quota sette assessori, quattro uomini e tre donne, ma in questo ragionamento sono tre gli assessori leghisti (dunque con un leggero vantaggio per la Lega).

Ai sette posti da assessore si aggiunge poi la carica del presidente del consiglio comunale, di solito messo tra le “caselle” da assegnare (è un posto con indennità, come gli assessori). Qui la partita può essere più complicata, perché il presidente deve essere un consigliere. Difficile fare previsioni esatte ora su questa casella. Potrebbe essere uomo o anche donna, perché non entra nel “computo” degli equilibri di genere, che riguarda solo la giunta.